mercoledì 17 novembre 2010

Remarque Erich Maria: Niente di nuovo sul fronte occidentale

“...ma al tempo stesso vedo dietro di lui una foresta, e le stella e una voce buona mormora parole che mi danno pace: pace a me, al povero soldato che con gli scarponi e con la sua cintura e col suo tascapane cammina sotto il vasto cielo, lungo la via che gli si stende dinnanzi. Pace al povero soldato che presto dimentica, e solo di rado ormai è triste, ma sempre cammina sotto il grande cielo notturno.

Un piccolo soldato ed una voce buona: e se gli deste una carezza, forse non vi capirebbe più: ha gli scarponi ai piedi e il cuore pieno di terra; e marcia così, e ha tutto dimenticato fuorchè il marciare. Non sono forse fiori all’orizzonte, e una campagna così quieta e contenta, che gli vien voglia di piangere? Non sorgono là immagine di cose ch’egli non ha perduto, perché non le ha possedute mai: di cose che lo turbano, ma che per lui sono passate via: non sono là i suoi vent’anni?”



“Mentre essi continuavano a scrivere e a parlare, noi vedevamo gli ospedali e i moribondi; mentre essi esaltavano la grandezza del servire lo Stato, noi sapevamo già che il terrore della morte è più forte. Non perciò diventammo ribelli, disertori, vigliacchi – espressioni tutte ch’essi maneggiavano con tanta facilità-; noi amavamo la patria quanto loro, e ad ogni attacco avanzavamo con coraggio; ma ormai sapevamo distinguere, avevamo ad un tratto imparato a guardare le cose in faccia. E vedevamo che del loro mondo non sopravviveva nulla. Improvvisamente, spaventevolmente, ci sentimmo soli, e da soli dovevamo sbrigarla.”



"Le nostre mani sono terra, i nostri corpi fango, i nostri occhi pozzanghere di pioggia. Non sappiamo quasi se siamo vivi ancora."

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